L'enoturismo è una forma di turismo tematico che pone al centro dell'attenzione il vino e la sua produzione,pertanto esso individua le attività turistiche e di tempo libero, dedicate alla scoperta e al godimento culturale ed enofilo della vigna, del vino e del suo territorio e puo` farsi rientrare nel turismo rurale.
L' enoturismo si è rilevato negli ultimi anni una leva vincente di sviluppo socio- economico per molte aree rurali, rilevandosi una risorsa per il territorio e per le comunità generando valore aggiunto per il territorio stesso sulla base di prodotti tipici depositari di tradizioni e di identità di gruppo, e andando ad attrarre turisti alla ricerca di nuove esperienze e pronti ad entrare in contatto con una cultura diversa da quella di appartenenza.
Da un punto di vista economico contribuisce al sostegno dei produttori agricoli e di tutti quei soggetti idonei a proporre un' offerta turistica affine ed articolata sviluppando economicamente, e allo stesso tempo mantenendo equilibrato, l'ecosistema delle zone rurali.
Da un punto di vista sociale consente alla comunità locale di non abbandonare i propri usi, costumi, mantenendo viva l'identità locale; legando le produzioni tipiche
Alle zone di provenienza, al fine di creare un' immagine forte, caratteristica e riconoscibile del prodotto enoturistico territoriale.
La produzione e il consumo di vino sono parte integrante della storia del nostro Paese sin dai tempi più remoti, senza trascurare il fatto che pochi Paesi possono vantare un patrimonio enologico pari al nostro.
Il mercato del italiano registra un volume d'affari di circa dieci miliardi di euro e l'intero patrimonio della filiera vitivinicola, comprensivo degli impianti e delle strutture legate alla produzione dei vini sfiora i 50 miliardi si euro.
Le aziende agricole italiane che coltivano vite sono pari al 29,4% del totale nazionale e al 41,6% di quelle con coltivazioni permanenti.
La loro distribuzione territoriale mostra una concentrazione relativa nelle regioni nord- orientali e centrali, tuttavia la loro numerosità è elevata anche nelle zone meridionali, dove è presente il 34,2% delle aziende vitivinicole italiane.
Il 37% della superficie vitata è destinata alla coltivazione di vitigni per DOC e DOCG, con punte del 60% al Nord e del 46% al Centro.
Le aziende del nord-ovest si evidenziano per i migliori risultati economici.
Il Centro appare caratterizzato da una maggiore superficie,da un elevata produttività del fattore lavoro e da una maggiore incidenza dei costi.
Il Mezzogiorno, infine è caratterizzato da un numero ridotto di imprese trasformatrici per il vino di qualità, in quanto vincolate da una minore dotazione di terra.
Dell' intera produzione vinicola nazionale italiana il 52% è rappresentato dai vini bianchi e la parte restante dai vini rossi e rosati.
Risulta inoltre utile distinguere all' interno del comparto vitivinicolo tre categorie di prodotto: vino da tavola, DOC e DOCG.
Il vino da tavola rappresenta, la categoria più rilevante in termini di volume di mercato, circa il (60% dei consumi totali interni ), occupando il segmento di mercato relativo all'accompagnamento al pasto.
I vini DOC e DOCG soddisfano invece un terzo dei consumi, e si affermano non solo come vini d' accompagnamento al pasto, ma come vini di prestigio da apprezzare in tutti i sensi.
Anche nei confronti del mercato estero, l'Italia si afferma come importante esportatore di vini insieme alla Francia ed il vino è tra i principali prodotti del Made in Italy che contribuisce positivamente all'andamento del commercio estero.
La produzione di DOC e DOCG avviene generalmente in industrie di piccola-media dimensione, che puntano a contrastare la concorrenza attraverso un offerta a vasto raggio, concentrandosi su pochi tipi di vino e sfruttando l'immagine già consolidata. Il Turismo del Vino è anche il turismo delle emozioni, della storia, della letteratura, del ruolo di protagonista che, nei diversi luoghi e periodi, ha sempre avuto il vino nell'accompagnare la festa, l'emozione, la gioia e il dramma.
L'Italia è il paese al mondo con la più antica tradizione legata al vino. Basti pensare che uno dei nomi attribuiti dai Greci alla nostra Penisola era appunto Enotria. Le attuali denominazioni di origine del vino sono, non solo una certificazione di qualità legata al rispetto di specifici disciplinari di produzione, ma anche una testimonianza di tradizione.
Sul Turismo del Vino sono stati condotti, negli ultimi anni diversi studi a cura, soprattutto dell'Osservatorio sul Turismo del Vino promosso dalla Associazione Nazionale Città del Vino che stima in oltre sei milioni i turisti del vino, con diversi livelli di interesse e di disponibilità alla spesa per acquisto diretto di vini presso le aziende vitivinicole.
Il Turismo del Vino è un aspetto tematico molto importante del turismo enogastronomico legato alla buona cucina, all'acquisto di prodotti tipici, all'educazione alimentare e la sua promozione equivale a promuovere un territorio, una storia.
Il vino è una tipologia di prodotto che puo` essere associato ad una data area di origine per cui si realizza una reciproca correlazione fra prodotti vitivinicoli e relative zone di produzione. Si avverte da un punto di vista operativo l'esigenza di incrociare valorizzazioni e finalità operative differenti relative al prodotto-vino e al prodotto- turistico:
La caratterizzazione di una zona vitivinicola si realizza mediante l'individuazione di fattori di immagine attinenti a spazi visivi, luoghi itinerari percorribili, tradizioni , miti , leggende, identificazione del vigneto e dei suoi irrepetibili legami con l'uomo.
Da queste considerazioni nasce la tendenza sviluppatasi negli ultimi anni di recupero del patrimonio rurale, tendenza che affonda le sue radici sulla creazione di una fitta rete di collaborazione fra produttori vitivinicoli, imprese di commercializzazione, strutture di accoglienza al fine di sviluppare un'azione integrata capace di proporre prodotti enoturistici comuni.
La normativa italiana sulle denominazioni di origine dei vini è nata nel lontano luglio 1963, per certificare vini con caratteristiche qualitative particolari, che rispondevano ai requisiti ed alle condizioni stabilite nei relativi disciplinari.
La normativa vigente (Legge 164/92) in parte ricalca quella precedente, ma suddivide i vini in tre categorie:
La categoria dei vini da tavola comprende:
L' IGT Indicazione geografica tipica è un riconoscimento di qualità attribuita ai vini da tavola caratterizzati da aree di produzione generalmente ampie e con disciplinare produttivo poco restrittivo. L'indicazione puo` essere accompagnata da altre menzioni, quali quella del vitigno.
I vini IGT sono gli omologhi dei francesi "Vin de Pays" e dei tedeschi "Landwein". La sigla, quindi, sta per Indicazione geografica tipica, utile al consumatore per conoscere la zona di produzione della bevanda: si tratta in sostanza di vini ottenuti da uve determinate e provenienti da territori ben definiti.
Tale qualifica, comunque, non obbliga i viticoltori ad apporre altre menzioni sull'etichetta (come ad esempio il vitigno di provenienza), ne´ li costringe a vincoli di produzione troppo restrittivi. Prima dell'entrata in vigore della legge 164/92 si chiamavano vini a Indicazione Geografica ed il riconoscimento era annuale. La delimitazione della zona di produzione è più ampia rispetto ai DOC. Nella scala dei valori enologici, insomma, gli IGT si collocano immediatamente su un livello inferiore ai DOC e DOCG, ma prima dei vini da tavola. I territori di produzione sono più vasti rispetto alle DOC ed a volte interessano più Regioni.
La categoria dei vini di qualità prodotti in regione determinata (dicitura comunitaria VQPRD) comprende:
La categoria dei vini speciali comprende:
Tralasciando i vini speciali, disciplinati anche da altra normativa, si osserva che la classificazione segue un criterio di qualità crescente da IGT a DOCG.
L'elemento che contraddistingue ogni categoria è rappresentato dal disciplinare di produzione, ovvero quell'insieme di vincoli a cui il produttore deve attenersi nella produzione di un vino.
Il disciplinare, assente per i vini da tavola, è presente già per i vini IGT e diventa progressivamente più restrittivo per le DOC e le DOCG.
Abbiamo appena detto che la sigla VQPRD sta ad indicare "vino di qualità prodotto in regione determinata", nel senso che la zona di origine della raccolta delle uve per la produzione di quel determinato vino è delimitata da una zona prestabilita dai singoli disciplinari.
Questa tipologia di vini, comprendente sia le DOC sia le DOCG, offre almeno due importanti garanzie: la certezza della buona qualità e l'origine.
Questa certificazione, infatti, viene attribuita a vini le cui caratteristiche dipendono essenzialmente dai vigneti e dalle condizioni naturali dell'ambiente.
DOC è 'l'acronimo di Denominazione di Origine Controllata; appartengono a questa categoria i vini in cui la zona di origine della raccolta delle uve per la produzione del medesimo vino è in sostanza delimitata come prevedono i disciplinari di produzione. Per la legislazione europea in vigore esso rientra nella categoria più ampia dei V.Q.P.R.D.
Il disciplinare definisce per ogni vino DOC le seguenti caratteristiche: le zone geografiche di produzione;
Alcuni vini DOC possono riportare in etichetta alcune indicazioni aggiuntive:
D.O.C.G. è l'acronimo del nome di "Denominazione di Origine Controllata e Garantita" e si attribuisce a quei vini aventi già la D.O.C, che oltre ad avere speciali pregi organolettici, abbiano acquisito una particolare fama. Per la legislazione UE in vigore questa denominazione rientra nella categoria più ampia dei V.Q.P.R.D.
La DOCG è la massima qualificazione prevista e, oltre a rispettare tutti i parametri stabiliti dal disciplinare per i DOC, i vini DOCG sono sottoposti ad un secondo esame da parte di enologi ed enotecnici durante l'imbottigliamento (mentre per la DOC i controlli sono effettuati ogni 3 anni).
Superata la prova vengono rilasciati al produttore speciali sigilli in filigrana, stampati dall'Istituto Poligrafico dello Stato e rilasciati dalla Camera di Commercio o dal Consorzio di Tutela agli imbottigliatori, in numero limitato secondo il quantitativo di ettolitri prodotto, da porre su ogni bottiglia.
Nel caso dei liquori i sigilli sono apposti sul tappo, in modo tale che non si possa aprire senza danneggiarsi e quindi da rompere solo al momento della stappatura.
Nel caso dei vini, invece, il sigillo è posto sul collo della bottiglia.
La normativa comunitaria e nazionale prevede che per usufruire della Denominazione di Origine Controllata dei vini, i produttori devono fare richiesta alla regione di appartenenza per gli accertamenti chimico-fisici ed organolettici di cui al Regolamento CEE n.823/87, corredata di una relazione tecnica che illustri i fattori naturali ed i fattori umani che caratterizzano quel vino.
Per fattori naturali si intendono zona di produzione, natura dei terreni, esposizione e vitigno, mentre quelli umani sono rappresentati dai sistemi di allevamento, potatura, vinificazione ed invecchiamento.
Gli esami analitici ed organolettici devono essere effettuati per tutte le partite di vino atte a divenire DOC, DOCG. Ne consegue che il superamento dell'esame chimico-fisico ed organolettico è il presupposto indispensabile ed obbligatorio per qualificare con la Denominazione di Origine Controllata o con la Denominazione di Origine Controllata e Garantita le relative partite di vino.
Se gli organi tecnici della Regione esprimono parere favorevole, la domanda viene trasmessa al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed infine uno speciale Decreto del Presidente della repubblica riconosce la DOC e ne sancisce il disciplinare di produzione, che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
La corsa verso la qualità del mondo del vino italiano sembra essersi fermata nel 2008, complice la forte crescita delle quantità prodotte. Questa considerazione e' vera nella misura in cui sia possibile considerare la produzione di vini DOC/DOCG e IGT alla stregua dei vini di maggiore qualità rispetto ai vini da tavola. ISTAT ha fornito questi dati : in Italia nel 2008 si sono prodotti 14.4m/hl di vini DOC/DOCG e 13.1m/hl di vini IGT. Per i vini DOC si tratta di un +1%, per i vini IGT si tratta di un +9%. Peccato che la produzione totale sia cresciuta del 9%, da cui ne deriva un +12% per i 16.3m/hl di vini da tavola e un bel +40% per i mosti che hanno di nuovo superato la soglia dei 2.2m/hl.
Il grafico 1 illustra la produzione di vini per tipologia nel 2008 in Italia.
I grafici 2 e 3 evidenziano la produzione di vini DOC e IGP per macroregione.