Negli ultimi anni in Sicilia si sono registrati segnali incoraggianti sulla crescita della domanda turistica, però ancora oggi l’offerta siciliana è molto limitata rispetto al valore delle risorse e delle potenzialità attrattive. Nel 2014, su 377 milioni di presenze e 106,6 mln di arrivi sul territorio nazionale (fonte IST A T), la Sicilia ha ricevuto rispettivamente il 3,9% di presenze e il 4,2% arrivi, piazzandosi all’ottavo posto nella classifica delle regioni con più presenze. E’ la dodicesima destinazione per presenze provenienti dall’ Italia, pari al 4,1% sul totale della domanda italiana, e ricopre l’undicesima posizione per presenze straniere, pari al 3,8% sul totale nazionale.
Tabella 1. Presenze negli esercizi ricettivi per residenza dei clienti
Fonte: ISTAT
Riguardo la provenienza, la composizione dei turisti si eguaglia tra chi è residente in Italia e chi proviene dall’estero. Dal 1996 al 2014, le presenze turistiche totali sono aumentate, al contempo si è evidenziato un notevole decremento della componente italiana negli ultimi 4 anni, compensata da una crescita delle presenze straniere, aumentate dal 2009 al 2014 del 42,35%.
Grafico 3. Serie storica presenze in Sicilia
Fonte: pti.regione.sicilia.it
Tabella 2 . Serie storica presenze in Sicilia dal 1996 al 2014
Fonte: pti.regione.sicilia.it
Nel 2014 i flussi turistici principali si sono concentrati nei mesi che vanno da Aprile ad Ottobre, con picchi nei mesi di Luglio – Agosto – Settembre, e con tassi di crescita rispetto all’anno precedente ad Aprile (15%), Agosto (11%) e Settembre (8,8%). E’ circostanza nota che il turismo in Sicilia è legato ai mesi caldi e non è destagionalizzato, infatti i flussi turistici subiscono una battuta d’arresto nei mesi compresi tra Ottobre e Marzo. Spostando l’attenzione su base provinciale, si nota che è presente una forte discrepanza in termini di presenze. L’osservatorio del turismo regionale nel 2014 ha registrato che, ancora una volta, la provincia di Messina si posiziona al primo posto per numero di presenze sul territorio, seguita da Palermo e Trapani, fanalino di coda è la provincia di Enna, unica provincia non bagnata dal mare. La provincia di Ragusa, ha recuperato il calo di presenze subito nel 2013, registrando un incremento del 20,61%, invece Palermo ha subito una frenata di presenze, andando a registrare un calo del 7%; per quanto riguarda il resto delle province, tutte hanno registrato un rialzo generale.
Tabella 3 . Flussi turistici in Sicilia 2013 2014
Fonte: Osservatorio turistico Sicilia
L’indagine continua e si sposta tentando di capire quali siano le motivazioni del turista che viene in Sicilia e quali impressioni lo colpiscono al termine del suo viaggio. Si è rilevato, attraverso un indagine condotta dall’assessorato allo sport – turismo e spettacolo, che la motivazione principale che porta il turista a scegliere la Sicilia è per svago e divertimento. La percentuale dei turisti spinti dal business è minima, seguiti da motivi legati alla salute.
Grafico 4. I principali motivi del viaggio
Fonte: Ricerca di marketing svolta da IZI e Simulation Intelligence
L’attività svolte durante il soggiorno riguardano lo svolgimento di turismo balneare, itinerari culturali, visite ai musei, monumenti e shopping. Stesse scelte per i turisti stranieri, che richiedono, oltre al format classico, attività legate al turismo verde.
Grafico 5. Attività svolte durante il soggiorno
Fonte: Ricerca di marketing svolta da IZI e Simulation Intelligence
Il turista prima di decidere, valuta una serie di location alternative alla Sicilia come mostra il grafico 6. Tra le possibili mete italiane che possono sostituire la Sicilia, al primo posto troviamo la Sardegna, seguita da Calabria e Puglia; sul fronte internazionale, le opzione risultano essere la Spagna, la Francia e la Croazia.
Grafico 6. Destinazione considerate prima di scegliere la Sicilia
Fonte: Ricerca di marketing svolta da IZI e Simulation Intelligence
Gran parte dei turisti ha una percezione positiva della Sicilia, molti la legano all’immaginario di una terra calda, ricca di storia cultura ed arte, che offre un comparto gastronomico unico e ricca di tradizione; di contro, alcuni turisti stranieri percepiscono la Sicilia come una destinazione poco sicura e molto costosa, caratteristiche non condivise dal turista italiano, che al contrario afferma di valutarla come una meta economica e di qualità, ricca di intrattenimento, però disorganizzata.
Dopo aver analizzato il profilo del turista e i suoi movimenti turistici, il prossimo passo riguarda la componente ricettiva dell’Isola. La capacità ricettiva negli ultimi sei anni è stata in continua crescita, per via di un forte incremento delle attività extralberghiere: si conta un incremento pari a 1242 strutture, del 39,5%, trend diverso invece per gli alberghi. I dati hanno mostrato che la capacità ricettiva degli alberghi sembra consolidata, in quanto il tasso di crescita non aumenta più dal 2012.
Tabella 4. Capacità ricettiva in Sicilia
Fonte: Osservatorio turistico Sicilia
Grafico 7. Rappresentazione serie storica capacità ricettiva Sicilia dal 2009 al 2014
Fonte: Osservatorio turistico Sicilia
Nel 2014 la capacità ricettiva totale è aumentata del 6.1% rispetto al 2013: l’attività alberghiera è diminuita del 0,6%, con una forte riduzione degli hotel con classificazione 1 e 2 stelle, portando una riduzione del 20,9% dell’offerta posti letto appartenenti alle strutture prettamente alberghiere. La crescita extralberghiera ha raggiunto 8,4% per via del trend positivo di tutte le sottocategorie; gli incrementi più rilevanti si riscontrano nell’Agriturismo e Turismo rurale (9,5%), Bed and Breakfast (9,2%), affitto imprenditoriale (7%). Nel complesso, la Sicilia offre 208.521 posti letto, per un incremento del 2,6%, il 38,4% di esse appartengono alle attività extralberghiera e il 61,6% alle attività alberghiere.
Attraverso la figura 2 e 3 è possibile osservare la distribuzione dei posti letto e la concentrazione delle presenze nell’ isola. Si evince che il numero di posti letto è maggiore nelle zone urbane e costiere, mentre i valori più bassi si registrano se ci si sposta verso il centro in Sicilia, dove il territorio non è urbanizzato ed è presente un ambiente prevalentemente rurale.
Figura 2. Distribuzione comunale dei posti letto in Sicilia (2012)
Fonte: Rapporto 2012-2013 elaborato da Osservatorio Turistico della Regione Siciliana
Figura 3. Distribuzione per comune delle presenze in Sicilia (2012)
Fonte:Rapporto 2012-2013 elaborato da Osservatorio Turistico della Regione Siciliana
Tabella 5. Capacità ricettiva in Sicilia nel 2014
Fonte: Osservatorio turistico Sicilia
Utilizzando una serie di indici e combinando i dati tra offerta e presenze, è stato stimato che l’utilizzazione turistica lorda (indice che quantifica quanti posti letto sono occupati nel corso di un anno) è pari a 19,61, il che significa che nel corso del 2014, 19 posti letto su 100 sono stati occupati (nel 2005 l’indice era 23 letti occupati su 100). La pressione turistica si aggiorna intorno allo 0,80, ciò significa che si ha poco meno di una presenza turistica ogni 100 abitanti; il tasso di funzione ricettiva ha rilevato che su 100 abitanti vengono offerti 4 posti letto, dato incrementato di 0.93 punti negli ultimi 9 anni.
La provincia con maggior offerta ricettiva alberghiera è Messina con 1183 strutture, seguite da Catania (893), Palermo (871) e Trapani (861).
Tabella 6. Capacità ricettiva in Sicilia per provincia nel 2014
Fonte: Osservatorio turistico Sicilia
Grafico 8. Confronto strutture ricettive per provincia
Fonte: elaborato su dati dell’Osservatorio turistico Sicilia
In materia di ricettività rurale, le strutture rilevate oggi in tutto il territorio siciliano sono 566, appartenenti alla categoria “Agriturismo e turismo rurale” per una capacità di 11807 posti letto. L’incremento dell’offerta agrituristica in Sicilia è fortemente influenzato dalla provincia ragusana, dove il numero delle strutture è passato da 26 a 81, variazione del 211,5%, per un aumento di posti letto del 425,2%, superando il numero di posti letto dei bed and breakfast, camping e villaggi provinciali. Ragusa dopo questo forte incremento è passata dall’ultimo posto al quarto nella classifica delle provincie siciliane con maggiore numero di strutture ricettive attinente al turismo rurale, però ha raggiunto la prima posizione per numero di posti letto appartenenti alla categoria rurale (2752 posti letto, superando Messina).
Il turismo siciliano è legato strettamente alle attività balneare e si concentra in modo evidente nelle zone urbane costiere, lasciando un’affluenza marginale nell’entroterra. Per rimediare a ciò, la politica e la comunità locale stanno cercando di intraprendere una strategia che possa favorire la creazione di flussi turistici e lo spostamento di una parte di essa verso le aree interne, attraverso implementazione di offerta turistica in ambiente rurale. Osservando il territorio, le strutture ricettive tendono a concentrarsi nelle zone costiere, lasciando scoperte le zone interne della Sicilia. I comuni ad alta concentrazione ricettiva sono il comune di Palermo, Siracusa, Taormina e le isole Eolie, mentre più ci si sposta verso l’interno della regione, più ci si imbatte verso un territorio incontaminato dove la ricettività è compresa tra 1 – 3 strutture o addirittura assente. La concentrazione costiera è legata da una stretta specializzazione del turismo balneare, in quanto la Sicilia, isola al centro del Mediterraneo, è polo attrattivo grazie alle sue coste e le sue spiagge. La Sicilia ha un indice di rapporto/densità alberghiera per kmq tra le più basse rispetto al resto delle altre regioni. Nel panorama italiano ricettivo a gestione imprenditoriale, l’offerta siciliana resta entità limitata a fronte del valore delle risorse e delle potenzialità attrattive. La Sicilia non ha il piazzamento che dovrebbe toccargli nel piano globale e non riesce a superare la soglia di presenze di 14 milione, anche se il numero è sempre in crescita. Il sistema turistico siciliano non deve solo rafforzare la sua offerta attrattiva laddove già sono presenti flussi di domanda, ma deve cercare di creare un sistema competitivo che possa inglobare e rendere fruibile moltissime risorse naturali e i luoghi suggestivi nascosti al turismo. L’entroterra siciliano, zona fortemente agricola, può trovare una spinta di rivalutazione e al contempo una motivazione nel mantenimento e nella conservazione del paesaggio e delle risorse rurali attraverso il turismo.
Il Piano Strategico Nazionale (PSN) per stimare il grado di ruralità, ha impostato una metodologia che richiama le basi indicate dall’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) come prescritto dal Regolamento attuativo del Reg. (CE) n.1698/2005, in applicazione del punto 2.4 degli Orientamenti Strategici Comunitari (Decisione 2006/144/CE). La metodologia utilizzata dal PSN per l’individuazione delle aree rurali in Italia si basa tenendo conto della densità abitativa, creando distinzione tra urbani (se la densità è superiore a 150 abitanti per kmq) e rurali (se la densità è inferiore a 150 abitanti per kmq), e utilizzando altri parametri compatibili con la realtà italiana. Il PSN adatta il metodo OCSE alla realtà italiana integrandolo con altri parametri:
Per definire un area rurale si procede attraverso la selezione di tutti i comuni con oltre 150 abitanti per kmq (e li definisce “poli urbani”) e, successivamente, tra i comuni avente un tasso di densità inferiore al parametro prestabilito, opera una classificazione per provincia e zona altimetrica (montagna, collina, pianura). Mediante il calcolo di alcuni indicatori quali l’incidenza demografica e il peso dell’agricoltura (incidenza della SAT), si può giungere all’individuazione di quattro macro aree omogenee: aree urbane, aree rurali ad agricoltura intensiva, aree rurali intermedie, aree rurali con problemi di sviluppo. Si pensi che la Sicilia è la regione con la maggior superficie agricola nell’ultimo decennio. Le aree urbane rappresentano il 7% sulla superficie territoriale e il restante 93% appartiene ad aree rurali, di cui il 39% ha forti problemi di sviluppo.
Figura 4. Classificazione delle aree rurali in Sicilia
Fonte: Programma di sviluppo rurale 2007-2013
In Sicilia il tasso di occupazione regionale è notevolmente inferiore alla media italiana: 1 donna su 4 lavora e tra i giovani solamente 1 su 8; il dato diventa ancor più allarmante se si dovessero tenere in considerazione le aree rurali. Quest’ultime sono aree fortemente legate al settore primario, il che può presentare una debolezza visto che negli ultimi tempi basare l’economia di un territorio in una sola attività economica non è sufficiente per il raggiungimento dello sviluppo e il rallentamento dello spopolamento e della disoccupazione. Sarà necessario un intervento che incentivi la creazione, l’avvio e lo sviluppo di attività economiche extra agricole per favorire la crescita socio-economica dei territori. La diversificazione è condizione necessaria affinche´ il settore agricolo (fonte primaria di risorse e di lavoro) possa combinarsi con altre attività, quali il turismo e l’artigianato. Inoltre, occorrerà sostenere le attività rivolte al completamento di filiere locali e alla valorizzazione delle specificità culturali ed enogastronomiche connesse alle produzioni agricole e alimentari di qualità, cercando soprattutto di rafforzare l’offerta turistica con strutture di accoglienza e servizi innovativi.
Figura 5. Zone minacciate da spopolamento (Art. 3, Par. 4 Dir. 75/268/CEE)
Fonte: Piano di sviluppo rurale Sicilia 2014-2020
Molti territori nelle aree rurali sono a rischio spopolamento, soprattutto nelle aree con gravi difficoltà di sviluppo. Per rallentare questo fenomeno, è intervenuta la direttiva Europea n. 268/75, la quale normativa prevede che al fine di preservare l'attività agricola necessaria per il mantenimento di un livello minimo di popolazione o per la conservazione dell’ambiente naturale in talune zone svantaggiate, gli stati membri europei sono autorizzati ad istituire un regime particolare di aiuti destinati ad incentivare le attività agricole e a migliorare il reddito degli agricoltori di tali zone. Le aree siciliane classificate come zone svantaggiare ricoprono il 53% della superficie regionale, di cui il 33% di esse sono identificate come zone montane svantaggiate, e il 20% risultano essere a rischio di spopolamento. Si tratta di territori prettamente rurali, dove sono presenti 29situazioni di scarsa densità o con tendenza alla regressione demografica.
Molti sostengono che, oltre a rappresentare una politica di supporto all’attività agricola, il turismo rurale, in ottica di sostenibilità, rappresenti la strada che può condurre alla conservazione e mantenimento delle aree minacciate dalla regressione demografica ed economica, in quanto esso rappresenti una delle poche forme turistiche capace di creare un’armonia tra gli operatori locali e l’ambiente, andando a preservare l’identità territoriale. In realtà, le fondamenta per il turismo rurale in Sicilia esistono, infatti questa terra è ricca di risorse naturali, tutelate attraverso una serie di leggi sia regionali che nazionali, e risorse culturali, tra le quali si rinvengono nell’architettura di piccole oasi urbane immerse nel verde o nella stessa cultura del cibo, tramandata da generazioni. L’offerta ricettiva per il turismo rurale non manca ed oggi diversi progetti locali hanno l’obiettivo di migliorare e salvaguardare queste risorse affinche´ si possa debellare il degrado e spopolamento nelle aree rurali.