L'integrazione tra attività agricola e quella turistica risale ad epoche immemorabili e se originariamente l'accoglienza e l'ospitalità rurale rispondevano ad esigenze etiche e morali proprie del mondo contadino, pian piano si è pervenuti ad una profonda evoluzione e diversificazione di tale rapporto. Le profonde trasformazioni che hanno interessato le aree rurali nel corso degli ultimi decenni, producendo una modifica sostanziale della tradizionale struttura economico-sociale, sono anche frutto della riforma di politica agro-ambientale maturata in seno all'UE negli ultimi quarant'anni, che ha indotto una profonda trasformazione nel ruolo dell'agricoltura e nella configurazione dell'azienda agraria (Carbone- Ribaudo, 2000). Conseguentemente, le zone rurali hanno acquistato una crescente importanza in termini di caratterizzazione dell'ambiente e del paesaggio, dovuta ad un mutamento sostanziale degli stili di vita e di consumo. Ad esempio la ricerca del benessere fisico ha avuto, come conseguenza diretta, la valorizzazione delle risorse naturali, che nei consumi si è manifestata attraverso la ricerca e l'acquisto di prodotti incontaminati e, nel turismo, tramite la riscoperta e la valorizzazione dei beni ambientali. Uno degli effetti immediati è stato l'ampliamento e il rafforzamento dell'offerta di turismo rurale e delle sue due componenti principali: l'agriturismo e i prodotti agroalimentari locali. Oggigiorno, tali forme di ricettività in ambiente rurale si sono rafforzate a tal punto da porsi in concorrenza con le tradizionali strutture ricettive e di ospitalità, sia per i servizi offerti che per i prezzi praticati.
Nel corso degli ultimi due decenni, la crescente attenzione da parte delle politiche comunitarie e nazionali verso le aree rurali ha, tra l'altro, contribuito allo sviluppo del settore dell'agriturismo, di quello del turismo rurale, nonché del comparto di produzione di prodotti agro-alimentari di qualità. In particolare, a tali settori è stato assegnato un ruolo strategico nel favorire l'avvio e il consolidamento di processi di sviluppo sostenibili, di carattere locale, gestiti dagli operatori presenti nell'area di intervento, basati sulle risorse endogene sia materiali (risorse ambientali, architettura, infrastrutture, monumenti, produzioni alimentari tipiche, ecc.) sia immateriali (cultura, tradizioni, professionalità, storia, ecc.). In riferimento agli interventi comunitari a favore dell'agriturismo si è passato da schemi iniziali rivolti esclusivamente al sostegno delle produzioni agricole all'introduzione, progressiva, di iniziative specifiche anche per il turismo rurale. In particolare, si possono distinguere tre periodi di intervento:
La consapevolezza del ruolo multifunzionale dell'agricoltura nel sistema economico si è ulteriormente rafforzata, a partire dalla fine degli anni '80, con la riforma dei Fondi Strutturali (Reg. 2052/88) seguita dall'adozione dell'Atto Unico Europeo del 1986, finalizzato a promuovere "lo sviluppo armonico di tutta la Comunità Europea". La multifunzionalità costituisce un'affermazione di principio che si ritrova anche nei documenti di Agenda 2000 ed in quelli nazionali (la legge di orientamento e la piattaforma programmatica per gli interventi in agricoltura sottoscritta tra il Governo e le organizzazioni agricole). Concettualmente la multifunzionalità è intesa come "l'insieme di contributi che il settore agricolo può apportare al benessere sociale ed economico della collettività e che quest'ultima riconosce come propri dell'agricoltura" (Idda, 2002).
In base alle recenti normative europee ed ai documenti di studio della Commissione europea emerge un concetto di multifunzionalità dell'agricoltura orientata, nel medesimo tempo, sia alla produzione di alimenti ed alla creazione di ricchezza, sia alla protezione ed alla gestione e valorizzazione delle risorse naturali, alla tutela del paesaggio, alla conservazione della biodiversità, al riequilibrio territoriale (mantenimento delle attività economiche nelle zone a basso insediamento), all'occupazione nelle aree rurali. Nella dimensione di agricoltura multifunzionale, alcuni beni e servizi prodotti non corrispondono ad un interesse diffuso ma ad una domanda individuale e, quindi, possono essere agevolmente remunerati dal mercato.
È il caso, per esempio, delle produzioni di qualità certificata, delle produzioni tipiche e a denominazione di origine, dell'offerta agrituristica. Alcuni beni e servizi corrispondono invece ad una domanda collettiva. Essi, quindi, non possono essere integralmente remunerati dal mercato e richiedono, pertanto, un intervento finanziario diretto delle Istituzioni europee, nazionali e locali, in ragione del beneficio che la collettività, nel suo complesso, riceve. Rientrano in questa categoria le azioni di tutela ambientale, della biodiversità, di difesa del territorio, la conservazione unita alla riscoperta ed alla valorizzazione delle tradizioni oltre alle azioni di educazione ambientale.
Pertanto, a seguito di questa nuova concezione dell'attività agricola, alcuni degli incentivi finanziari concessi agli agricoltori hanno assunto il significato di forme di retribuzione per i servizi svolti a favore della collettività e non più di forme di assistenzialismo. Tali indicazioni sono state confermate, nel 1992, con la Riforma della Politica Agricola Comune (PAC), che ha previsto la concessione di aiuti ad ettaro agli agricoltori che operavano nei settori eccedentari (Reg. n. 1765/92) valorizzando produzioni di qualità a discapito delle quantità prodotte, che adottavano metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell'ambiente e con la cura dello spazio rurale (Reg. n. 2078/92) o destinavano all'imboschimento superfici prima occupati da seminativi (Reg. n. 2080/92) (Parisi, Mazzamuto, 2002).
Successivamente, con i programmi LEADER I (1990-94) e LEADER II (1994-99) si è voluto lanciare il moderno sviluppo rurale intersettoriale fondato sulla mobilizzazione delle risorse locali, materiali ed immateriali, allo scopo di incentivare il cambiamento (accrescere il reddito locale) nella conservazione (degli equilibri ambientali). Tali programmi hanno consentito di promuovere un'impostazione integrata in materia di sviluppo rurale a livello locale, con incentivi anche per il turismo rurale e la valorizzazione e commercializzazione sul posto dei prodotti agricoli. L'attuazione del Leader II ha evidenziato come le esperienze di maggior successo siano state quelle basate sui seguenti presupposti:
Tale programma è proseguito, per il 2000-2006, con il LEADER Plus che, a differenza dei programmi Leader precedenti, pur facendo leva sui Gruppi d'Azione Locale (G.A.L.), prevede la definizione di una strategia di sviluppo rurale attraverso il Programma Regionale curato dagli stessi amministratori che formulano indirizzi e linee di azione degli altri interventi strutturali. Ciò al fine di garantire la necessaria sinergia tra gli interventi, avviando concretamente la sensibilizzazione dei soggetti istituzionali sui temi dello sviluppo rurale del territorio di loro competenza (Celant- Magni, 2001).
Per l'attuale sviluppo rurale europeo, un ruolo importante hanno assunto i Regolamenti Comunitari, emanati nel 1999, in approvazione della riforma dei Fondi Strutturali e quelli relativi alle politiche per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. In particolare, il Regolamento sul sostegno lo sviluppo rurale da parte del FEAOG (CE 1257/1999 ) ha riproposto le indennità compensative per le zone svantaggiate, una delle misure strutturali più tradizionali3, con alcune significative novità riguardanti l'estensione dei benefici alle aree soggette a vincoli ambientali e l'introduzione del rispetto delle BPA da parte dei beneficiari. In sintesi, gli obiettivi fissati dal Regolamento 1257/1999 non si discostano molto da quanto riportato dalla precedente legislazione comunitaria, se non per la maggiore enfasi posta sui metodi di produzione sostenibili. Con riferimento allo sviluppo dell'agriturismo, un ruolo importante assume il contenuto dell'articolo 33 del suddetto regolamento, riguardante la promozione dell'adeguamento e dello sviluppo delle zone rurali che, tra le altre, prevede tre misure per la diversificazione aziendale ed economica:
Si tratta di strumenti in cui sono presenti forti elementi di continuità con il passato e, in particolare, con le azioni di sviluppo di attività integrative del reddito agricolo, gia contemplate dalla normativa comunitaria sui Fondi Strutturali a partire dalla riforma del 1988. La principale novità va attribuita al fatto che, questi interventi, concepiti in un'ottica di integrazione tra agricoltura e attività non agricole, non sono più limitati, come avveniva in passato, alle sole zone obiettivo 1 e 5b, ma vengono estesi all'intero territorio dell'UE.Tale Regolamento (applicativo dello sviluppo rurale), tuttavia, non individua in maniera rigida le tipologie progettuali ammissibili al cofinanziamento comunitario, ma si limita a fissare le regole generali da seguire nella definizione degli interventi che, in larga misura, rimangono affidati agli Stati membri (INEA, 2001-2002).
Il primo provvedimento risale alla metà degli anni settanta (Direttiva CEE 268/75) Nell'ambito degli interventi comunitari rivolti a promuovere forme alternative di utilizzo del territorio rispetto all'attività meramente agricola vanno anche inquadrate le iniziative di commercializzazione (misura m art. 33 del Reg. CE 1257/1999) e di tutela delle produzioni tipiche e di qualità (Regolamento 2081/92 modificato dal Reg. CE 692/03, Reg. CEE 2082/92 inerente la "Specialità Tradizionale Garantita", ecc.), che hanno trovato nell'agriturismo un importante veicolo di promozione e commercializzazione di tali prodotti.