Molti studi hanno suggerito che una percentuale rilevante di turisti è alla ricerca di nuove esperienze culturali come, ad esempio, visitare attrazioni e partecipare a diverse attività che non fanno parte dell'offerta turistica delle destinazioni che appartengono alla categoria definita 3s's ossia “sun, sand and see”. Il turismo culturale, però, non si limita solamente alla visita di musei, di siti storici o di gallerie d'arte; include anche la cucina, la gastronomia e le esperienze culinarie. Una nuova forma di turismo, detto turismo enogastronomico, sta quindi prendendo piede in tutto il mondo. Il turismo enogastronomico è considerato un’attività che permette al visitatore di assaporare con tutti i cinque sensi il gusto inconfondibile che contraddistingue ciascuna destinazione. Inoltre, questa tipologia di turismo si compenetra e diventa complementare, per sua stessa natura, rispetto all'agricoltura, alla zootecnica, all'industria alimentare. Quindi l'esperienza enogastronomica è costituita da diversi elementi che caratterizzano il turismo culturale. L'enogastronomia è in grado di fondersi senza difficoltà con altri elementi che concorrono alla composizione del prodotto turistico.
Fonte: Croce E., Perri G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l'integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Seconda edizione, Franco Angeli, 2010
Come sostiene Giorgio Lo Surdo, direttore nazionale di Agriturist, la definizione di turismo enogastronomico è alquanto controversa in quanto il cibo e il vino sono, prima di tutto una necessità quotidiana, e in secondo luogo un'opzione turistica. Proprio per questo motivo ci sono diverse definizioni di turismo enogastronomico ma la maggior parte si riferisce ad attività ideate per rivolgersi al viaggiatore che apprezza e valorizza bevande e cibi di una determinata destinazione. Lucy Long fu la prima ad utilizzare il termine culinary tourism nel 1998 per esprimere l'idea di come noi sperimentiamo le varie culture attraverso il cibo. Infatti, la Long sostiene che è fondamentale una esperienza di degustazione dei cibi e dei vini tipici di un determinato territorio per conoscere approfonditamente altre culture e altri luoghi. Quindi il turismo enogastronomico non è sinonimo di cenare presso un ristorante, è un concetto che va al di là di questa idea che talvolta ci si è fatti ma in modo erroneo.
“Culinary tourism is about food as a subject and medium, destination and vehicle, for tourism. It is about individuals exploring foods new to them as well as using food to explore new cultures and ways of being. It is about groups using to “sell” their histories and it construct marketable and publicity attractive identities, and it is about individuals satisfying curiosity. Finally, it is about the experiencing of food in a mode that is out of the ordinary, that steps outside the normal routine to notice difference and the power of food in represent and negotiate that difference.”
La Long vede il turismo enogastronomico come un’introduzione al diverso, all'altro; un incontro con il cibo, gli ingredienti, le ricette, le diverse preparazioni e cotture, i vari servizi che contribuiscono a creare un sistema culinario determinato, ciascun diverso dall'altro. Inoltre Lucy Long sostiene che:
“Culinary tourism is more than trying new and exotic food. The basis of tourism is a perception of the otherness, of something being different from the usual. Such perception can differ from individual to individual and from culture to culture, and it can include other times, belief systems, lifestyles, and ways of being, not only other places. Furthermore, food itself can be a destination for tourism, not only a vehicle. We can enjoy trying new foods simply for the experience of those foods, not for where the foods might lead us.”
Ciò nonostante, la definizione della Long, se considerata letteralmente, è esclusiva e limitata perche´ non si deve comparare il turismo enogastronomico solamente ad esperienze culinarie. Tutto ciò risulta riduttivo e restrittivo.
Secondo Wolf, infatti, l'obiettivo primario che il turista enogastronomico si pone è la degustazione dei prodotti tipici e tradizionali di un territorio. In altre parole il turista esplora ed assapora cibi e bevande per poter vivere in una determinata destinazione una esperienza culinaria unica e specifica.
Ignatov e Smith puntualizzano che il termine “culinary” si possa riferire agli ingredienti, ai cibi già preparati, alle bevande, alla produzione di cibo, alle motivazioni, alle attività, strutture istituzionali e lo stesso turismo del cibo. Gli studiosi sostengono che il turismo enogastronomico può essere definito come:
“tourism trips during which the purchase or consumption of regional foods (including beverages), or the observation and study of food production (from agriculture to cooking schools) represent a significant motivation or activity.”
Al contrario l'Associazione Internazionale del Turismo Enogastronomico (ICTA, 2006) definisce il turismo enogastronomico come un semplice atto di mangiare quando si è in vacanza e come qualcosa che ogni visitatore fa “something every visitor does”. Questa definizione è talmente generale che potenzialmente può includere qualsiasi esperienza culinaria che si vive durante il viaggio, persino una visita ad un ristorante appartenente ad una qualsiasi catena di fast food.
In definitiva potremmo sostenere che il turismo gastronomico è una qualsiasi esperienza turistica mediante la quale si conoscono, si apprezzano e si consumano prodotti enogastronomici locali. In altre parole, il turismo gastronomico è un incontro internazionale con una qualsiasi cultura diversa dalla propria. Inoltre non è solo un viaggio specificamente motivato da interessi culinari ma, questa tipologia di turismo, comprende anche spostamenti dove le esperienze culinarie non sono la motivazione principale del viaggio stesso.
Fonte: SMITH S. L. J., XIAO H., Culinary tourism supply chains: a preliminary examination, Journal of Travel Research, Vol. 46, 2008, pp. 289-299
In molte regioni del mondo, i settori del turismo e dell'ospitalità sono spesso i primi a riconoscere l'opportunità di sviluppare piatti e vini regionali autentici che vanno ad influenzare l'esperienza del visitatore. Queste esperienze vanno oltre il ristorante al fine di includere una vetrina di prodotti freschi e di stagione nei mercati agricoli, nei percorsi enogastronomici ed altre esperienze culinarie. Alcune regioni sono state in grado di trasformarsi in destinazioni turistiche enogastronomiche identificate; vale a dire che, tra le principali motivazioni della visita turistica vi è il desiderio di sperimentare, in qualche modo, la cucina regionale. Nella maggior parte dei casi però il cibo non è il motivo dominante della visita turistica. Tuttavia, come Ignatov e Smith precisano, esso diviene parte integrante della esperienza del turista.
“Food need not be the only or even the primary activity on a trip for it to be characterised as culinary tourism. Rather, culinary tourism concerns the self-aware and conscious interest in experiencing a destination through its foods. Thus, culinary tourism is quite different from the simple consumption of food and drink during a tourism experience. The term refers to the experience that regionally produced food and drink can provide when they are used to tell a story or to convey some aspect of the culture of the region being visited. Culinary tourism implies transference of knowledge or information about the people, culture, traditions and identity of the place visited.”
Questo concetto può essere rappresentato molto bene dall'Italia, conosciuta per i suoi paesaggi, città ed opere d'arte, ma forse ancora di più per i suoi piatti tradizionali che variano da regione a regione e, anch'essi, raccontano storie, leggende e tradizioni locali che sarebbero, molto probabilmente, andate perse con il passare degli anni. In numerose regioni italiane, la gastronomia tipica è vista come parte fondamentale del patrimonio locale e la vendita dei prodotti locali può aiutare a promuovere e valorizzare la propria identità diventando un'attrazione turistica. Anche nei casi in cui il cibo è considerato solo una componente accessoria della esperienza del visitatore e non rientra, quindi, nella nozione di turismo enogastronomico; ad ogni modo fa comunque parte della visita complessiva della destinazione. Dato che il cibo è una componente inevitabile dei viaggi turistici, la qualità e la varietà del cibo influenzano, almeno in certa misura, l'impressione complessiva del turista e, di conseguenza, incidono nel grado di soddisfazione.