Il paradigma teorico riguardante la multifunzionalità ha probabilmente raggiunto il suo culmine nella prima metà degli anni 2000 attraverso il lavoro di Van der Ploeg (2003). Tuttavia, secondo Andersen et al. (2013), gli studi riguardanti la sua quantificazione si trovano ancora sulla frontiera della ricerca. Come ricordato all’inizio del capitolo IV, nella letteratura scientifica esistono diversi metodi di valutazione della multifunzionalità implementati a differenti scale spaziali. Le principali sfide riguardano la quantificazione degli indicatori intangibili (gli NCO), che permetterebbero anche una comparazione più corretta delle differenti funzioni ascrivibili all’agricoltura. Nonostante ciò, secondo Knickel et al. (2011), la maggior forza di questi studi consiste nel fatto che l’informazione ottenuta attraverso questi studi non è reperibile in nessun database statistico ufficiale.
La metodologia per quantificare la multifunzionalità utilizzata in questo lavoro di tesi si basa su un indice di multifunzionalità, calcolato a livello di singolo agriturismo. Esso è stato costruito attraverso l’utilizzo di indicatori relativi alle pratiche gestionali e alle caratteristiche aziendali (seguendo Andersen et al., 2013) e indicatori motivazionali (tratti da Knickel et al., 2011), ottenuti tramite la somministrazione di un questionario. Sono state implementate anche due analisi di sensitività: (1) nella prima sono stati rimossi tre outlier classificati in base al reddito aziendale; (2) nella seconda sono stati rimossi gli indicatori motivazionali tratti da Knickel et al. (2011). A seguito di quest’ultima analisi di sensitività, gli indici di multifunzionalità non subiscono variazioni importanti. Di conseguenza, per questo lavoro di tesi, le tecniche di valutazione di Andersen et al. (2013) e di Knickel et al. (2011), sebbene si differenzino dal punto di vista metodologico, portano alle medesime conclusioni in termini di confronti tra multifunzionalità e le altre variabili.
Fra i primi risultati da segnalare, non si registrano differenze significative per quanto riguarda il livello di multifunzionalità in base all’area di studio. Le analisi ANOVA implementate per gli indici di funzione medi e per gli indici di multifunzionalità modificati medi hanno confermato l’inesistenza di una relazione chiara. E’ quindi possibile ipotizzare che l’appartenenza ad una sotto-area di studio non sia un fattore esplicativo del livello di multifunzionalità di un singolo agriturismo. Di conseguenza, sono state analizzate le caratteristiche aziendali e socio-demografiche del titolare, per verificare se esse costituiscano dei fattori che favoriscono la multifunzionalità. E’ stata indagata innanzitutto la relazione tra multifunzionalità e reddito aziendale.
I tassi di correlazione suggeriscono una relazione positiva, seppure non molto forte tra reddito aziendale e multifunzionalità. Inoltre, rimuovendo i tre outlier, i tassi di correlazione aumentano la loro forza, confermando l’ipotesi di una relazione positiva con la multifunzionalità (16%) e con tutte le funzioni prese singolarmente (in particolare, quella produttiva con un tasso di correlazione del 33%), eccetto quella residenziale per la quale è stato ottenuto un tasso di correlazione negativo (-9%). In generale, è quindi possibile ipotizzare che gli agriturismi più multifunzionali sembrano siano riusciti ad internalizzare almeno parte dei benefici forniti dalla multifunzionalità. Ciò potrebbe significare che l’apertura degli agriturismi non sia stata solo una strategia di tipo “difensivo” rispetto alla tendenza di specializzazione e concentrazione produttiva, bensì un tentativo riuscito di cambiamento radicale di paradigma produttivo, basato sullo sfruttamento di tutte le funzioni che l’agricoltura è in grado di offrire.
Relativamente alle aspettative di incremento del reddito aziendale nel futuro prossimo, l’analisi mostra che i titolari con aspettative positive hanno, in media, indici di multifunzionalità modificati inferiori. Ciò potrebbe essere spiegato anche dal fatto che questi agriturismi hanno un’età media più giovane e prevedono di poter ampliare la gamma delle attività offerte, e quindi di ottenere un guadagno maggiore nel breve periodo. La relazione negativa tra anno di apertura dell’agriturismo e multifunzionalità è peraltro confermata dal tasso di correlazione (-23%). Dal punto di vista statistico, l’ipotesi di una relazione negativa tra l’aspettativa aumento del reddito aziendale e la multifunzionalità è confermata con gli indici originari, ma viene smentita a seguito di entrambe le analisi di sensitività, seppure tutti i t-test confermino la direzione della relazione.
La seconda relazione fondamentale indagata è stata quella tra multifunzionalità e dimensione aziendale. L’esistenza di una relazione positiva viene confermata con gli indici originari e rafforzata dai tassi di correlazione calcolati a seguito della remozione dei tre outlier. Questo risultato è peraltro in linea con quello ottenuto da Andersen et al. (2013). Potrebbe essere spiegato dal fatto che una disponibilità di SAU maggiore permette agli agriturismi di svolgere un numero più elevato di interventi gestionali e, quindi, di accrescere la propria multifunzionalità. Questa analisi permette di raggiungere uno degli obiettivi principali di questa ricerca, ovvero cercare di comprendere se l’aumento del numero di agriturismi avvenuto negli ultimi anni sia coerente o meno col fenomeno di specializzazione e concentrazione produttiva avvenuto nel territorio mantovano. Infatti, l’esistenza di una relazione positiva tra dimensione aziendale e multifunzionalità suggerisce che una superficie aziendale elevata non porti necessariamente ad una specializzazione, ma possa favorire anche la multifunzionalità, incrementando le possibilità di intraprendere pratiche gestionali che sfruttino tutte le funzioni dell’agricoltura.
In linea con le aspettative è la relazione negativa (tasso di correlazione di -30%) tra tempo dedicato ad attività lavorative esterne all’agriturismo (pluriattività) e la multifunzionalità. Tuttavia, si può affermare che l’indice di multifunzionalità utilizzato in questo lavoro di tesi sembra essere in contrasto con l’approccio di Van der Ploeg (2003) che individua nella pluriattività una possibile strategia multifunzionale. Inoltre, la rimozione degli indicatori motivazionali rafforza i tassi di correlazione negativa tra il quantitativo di lavoro esterno e le funzioni produttiva e ambientale, rispettivamente passando da -15% a 19% e da -4% a -9%. La correlazione negativa tra il tempo dedicato ad attività lavorative esterne e le funzioni residenziale e ricreativa resta stazionaria, rispettivamente a -11% e 14%.
Interessante è la relazione positiva tra numero di corsi di formazione effettuati e multifunzionalità grazie al tasso di correlazione del 24%, suggerendo che la formazione ha una funzione di stimolo della multifunzionalità.
Infine, l’analisi della relazione tra indici di multifunzionalità e presenza di incentivi riconducibili alla PAC sono in parte coerenti con quelli indicati da Knickel et al. (2011). Anche nel loro studio è emersa la relazione positiva tra la multifunzionalità e l’ottenimento di incentivi alla produzione e di incentivi per investimenti specifici. Il valore aggiunto di questo lavoro di tesi è che l’analisi viene differenziata in base all’incentivo ricevuto. In particolare, come prevedibile, le imprese che ricevono il sussidio alla produzione sono in media più focalizzate nella funzione produttiva. L’analisi statistica attraverso i t-test conferma la direzione della correlazione tra l’ottenimento di questo incentivo e la multifunzionalità, tuttavia questi test non risultano significativi. Di conseguenza, questa relazione andrebbe indagata in maniera più approfondita. Gli agriturismi che ricevono gli incentivi per investimenti specifici fanno registrare indici di funzione (eccetto quella produttiva) e di multifunzionalità medi sensibilmente maggiori. Inoltre, i t-test statisticamente significativi confermano la correlazione positiva tra l’ottenimento di questi incentivi e la multifunzionalità, anche se per le funzioni produttiva e ambientale queste statistiche non sono significative.
Le maggiori criticità di questo studio riguardano la ridotta numerosità campionaria e l’adeguatezza degli indicatori economico-finanziari. In particolare, sono state implementate diverse regressioni lineari tra gli indici di multifunzionalità e le altre variabili, tuttavia i risultati denotavano gradi di significatività troppo bassi per essere presi in considerazione; ciò è probabilmente dovuto alla numerosità campionaria limitata. Per quanto riguarda gli indicatori economico-finanziari, per ottenere grandezze più precise sarebbe stato necessario chiedere ai conduttori degli agriturismi informazioni specifiche riguardanti i ricavi e i costi relativi all’azienda agrituristica nel suo complesso (compresa quindi l’azienda agricola). E’ di tutta evidenza che questa richiesta avrebbe aggravato la pesantezza del questionario e, probabilmente, la maggior parte dei conduttori si sarebbe rifiutata di rispondere, chi per motivi di tempo chi per ragioni di privacy.
Sarebbe stato interessante analizzare, coerentemente con Knickel et al. (2011), la relazione tra sviluppo rurale e multifunzionalità, intervistando per esempio alcune imprese locali a proposito del loro rapporto con le aziende agricole del luogo. La ricerca potrebbe essere anche ampliata sottoponendo il questionario anche ad imprese agricole che non sono agriturismi, e verificare se esistano differenze significative tra agriturismi ed aziende agricole tradizionali nella valorizzazione della multifunzionalità. Inoltre, la funzione residenziale necessiterebbe di un numero maggiore di indicatori, dato che la limitatezza di questi ultimi genera parecchia variabilità tra i punteggi di ogni singolo agriturismo. Infine, sarebbe utile raccogliere informazioni più precise riguardanti il tempo/lavoro anche delle persone che non fanno parte del nucleo familiare, al fine di ottenere relazioni più precise tra questa variabile e la multifunzionalità. Andersen et al. (2013) propongono di analizzare con più meticolosità anche le interazioni e i trade-off tra le funzioni.
Concludendo, si può affermare che uno degli obiettivi iniziali di questa tesi sia stato raggiunto. Infatti è stato implementato uno strumento che, seppure perfezionabile, è in grado di evidenziare quegli agriturismi che valorizzano la multifunzionalità, attraverso determinati interventi gestionali. Più in generale, gli agriturismi possono rappresentare un importante strumento per implementare le strategie della multifunzionalità definite da Van der Ploeg (2003), concedendo al settore agricolo nuova linfa vitale. In particolare, la multifunzionalità dell’agricoltura può rappresentare un volano per garantire ai territori rurali, e alle città che si trovano in prossimità, un più alto livello di benessere non solo economico, mantenendo al tempo stesso le tradizioni locali ed il paesaggio rurale.