I fattori più importanti che possono favorire l’agricoltura di tipo multifunzionale sono il capitale sociale presente a livello territoriale, altri fattori esterni all’azienda agricola e fattori interni ad essa.
Il capitale sociale
Come per la definizione di multifunzionalità, anche quella di capitale sociale è fortemente dibattuta. Quella utilizzata in questo lavoro di tesi è ripresa da Grootaert e van Bastelaer (2002), secondo i quali il capitale sociale è il risultato di quei metodi di utilizzo delle risorse i cui risultati possono influenzare una comunità per un periodo di tempo duraturo. Inoltre, tenendo in considerazione le relazioni tra gli individui che formano il capitale sociale, è possibile classificare quest’ultimo secondo la forma e l’ambito. Per quanto riguarda la forma, si intende il livello di coesione tra i soggetti di un territorio. Sono possibili diversi livelli di coesione sociale: dato un basso livello di coesione sociale, una determinata comunità può essere descritta solo in termini di struttura di regole formali presenti in un determinato territorio e di istituzioni che le fanno applicare. Mentre in presenza di un livello elevato di coesione sociale, la comunità può essere analizzata andando ad indagare i valori, i comportamenti e le norme che creano il “capitale di fiducia” di una determinata comunità (Cecchi, 2003). Secondo Casini (2009), le regole formali non sono sufficienti a creare le condizioni per uno sviluppo della multifunzionalità a livello locale. ?` necessario, infatti, tener conto delle complessità relazionali all’interno del territorio, partendo dai comportamenti e dalle motivazioni degli imprenditori fino a quelli dei consumatori. Di conseguenza, si deve considerare quell’insieme di interrelazioni e di norme non scritte che determinano lo sviluppo delle funzioni ascrivibili all’agricoltura, sia a livello di singola impresa che a livello territoriale.
Tenendo in considerazione l’ambito delle relazioni che si instaurano in una comunità, per esso si intende il livello gerarchico della comunità che il ricercatore vuole studiare. Per esempio, a livello micro abbiamo i singoli individui che fanno parte di una singola comunità, ad un livello intermedio possono esistere più comunità che collaborano oppure, ad un livello macro, quelle istituzioni create dalle comunità per distribuire i benefici creati dal capitale sociale stesso (Cecchi, 2003). Secondo Casini (2009), a livello micro uno degli aspetti fondamentali che garantiscono coesione sociale in un territorio agricolo è il livello di reddito degli agricoltori. Oltre al sostentamento economico degli agricoltori, lo sviluppo della multifunzionalità richiede lo sviluppo di capitale umano, inteso come le competenze e capacità di un singolo individuo della comunità (Cecchi, 2003). In particolare, una strategia per la multifunzionalità idonea deve essere in grado di agire sulle motivazioni e competenze degli imprenditori agricoli, al fine di renderli consci sulle potenzialità e sinergie delle funzioni dell’agricoltura. Secondo Casini (2009), ciò può essere svolto attraverso corsi di formazione che devono essere parte di un contesto strategico più ampio, che veda il territorio come perno centrale della strategia. Di conseguenza, tutte le misure adottate necessitano di una “territorializzazione” che tenga conto delle risorse locali e dei diversi attori istituzionali in gioco.
Fattori esterni all’azienda
Le aziende agricole multifunzionali, in particolare gli agriturismi, possono beneficiare della possibilità da parte degli individui di associare il territorio (e quindi l’impresa che opera in esso) ad una determinata attrattiva turistica, sia essa parte del patrimonio artistico o naturale. Un altro fattore importante è la qualità della vita percepita nel territorio, in particolare in termini di offerta di attività ricreative ed accessibilità. Inoltre, come è stato sottolineato descrivendo le funzioni sociali dell’agricoltura, i rapporti e la qualità delle istituzioni pubbliche sono fondamentali. In particolare, dal punto di vista istituzionale è fondamentale la capacità da parte degli enti di coordinarsi al fine di adottare una strategia di valorizzazione della multifunzionalità che sia fondata sulle caratteristiche di un determinato territorio, andando anche oltre, se necessario, le barriere geografiche e/o amministrative, per esempio regionali o provinciali (Casini, 2009).
Fattori a livello di singola impresa
Una questione che ha da sempre appassionato gli studiosi della scienza economica è la relazione tra efficienza e dimensione aziendale, e l’agricoltura non è da meno. Senza dubbio una dimensione aziendale medio-alta (dai 50 ettari in su) può fornire riduzioni di costo importanti grazie alle economie di scala, ma è possibile ovviare anche per le piccole e medie imprese attraverso collaborazioni con consorzi locali o altre imprese sul territorio. In quest’ultimo caso, però, il fattore istituzionale o relazionale, e quindi il capitale sociale, diventano decisivi. Collegata alla questione dimensionale, abbiamo la capacità di vendita diretta dei prodotti aziendali. Questo fattore risulta decisivo in un ambiente economico che vede una sempre maggior concentrazione degli operatori afferenti al settore della grande distribuzione, ed un conseguente maggior potere contrattuale di questi operatori nei confronti dei singoli agricoltori. Le aziende agricole possono trovare un valido aiuto nella certificazione dei loro prodotti. Ne sono esempi le certificazioni d’origine (DOP, DOCG) e quella biologica. Queste certificazioni però richiedono anche forti investimenti e ingenti costi di transazione per rispettare tali normative, di conseguenza per le piccole imprese agricole diventa difficile ottenere questo tipo di riconoscimento. Per le piccole e medie imprese agricole sta diventando sempre più importante la possibilità di vendere direttamente i propri prodotti in azienda; la vendita inoltre può essere associata ad un percorso di degustazioni (Casini, 2009).
Un’altra opportunità per le piccole aziende agricole è quella del mercato contadino. Essi sono disciplinati dal decreto ministeriale numero 301 del 20/12/2007 e danno la possibilità agli enti comunali di istituirli ed eventualmente affidarne la gestione ad altre associazioni. Similmente a quello che avviene per gli agriturismi, anche la normativa riguardante i mercati contadini si basa sulla prevalenza, ovvero è necessario che almeno il 50% dei prodotti venduti da ogni singola azienda agricola siano di produzione propria (Boschetti, Lo Surdo, 2011). Peraltro, la dimensione aziendale (in termini di superficie agricola utilizzata), la trasformazione delle materie prime e la vendita diretta saranno alcune delle variabili più importanti messe a confronto con la multifunzionalità dell’agricoltura nello studio presentato nel capitolo IV.