Le domande del questionario proposto ai titolari di agriturismo, presentate nel paragrafo 4.2.3, sono costruite al fine di arrivare ad un indice di multifunzionalità da associare ad ogni singolo agriturismo. Secondo Byrnes et al. (2014), le conclusioni a cui si arriva con questo tipo di studi sono fortemente influenzate dalla definizione che viene attribuita alla multifunzionalità. Per questo motivo è importante tornare ancora una volta alle definizioni di multifunzionalità utilizzate. Knickel et al. (2011) la definiscono come:
“The relationships between the market and non-market inputs and outputs of agriculture and a sustainable development or rural places, including quality of life, employment and the environment.” (p. 82)
Andersen et al. (2013) invece passano in rassegna diverse definizioni di multifunzionalità non facendo trasparire, perlomeno nei paragrafi introduttivi, il loro approccio verso questo tema. Sono due i possibili approcci alla multifunzionalità, uno positivista e uno normativo. Secondo l'approccio positivista, la multifunzionalità è caratterizzata da un insieme di attività, effetti e prodotti interdipendenti tra loro. Inoltre, per l'analisi di questi fattori, è necessario tener conto dei parametri spaziali (spazio e scala) e di quelli temporali (tempo e sequenza) (Raffaelli, 2005). Chi interpreta la multifunzionalità dal punto normativo la associa idealmente con il concetto di sostenibilità, sostenendo che l'agricoltura multifunzionale produce esternalità positive le quali sono il prerequisito, ad esempio, per il raggiungimento di un paesaggio agricolo sostenibile (O'Farrel, Anderson, 2010).
Nonostante i due approcci possano sembrare nettamente distinti l'uno dall'altro, la mescolanza tra questi due è molto frequente. Per esempio, dalla metodologia utilizzata da Andersen et al. (2013) per calcolare l'indice di multifunzionalità, si può dedurre, ad una prima analisi, che venga utilizzato un approccio strettamente positivista. Citando l'autore, in questo studio
“the most multifunctional farms are simply interpreted as the most balanced ones in terms of functional distribution. This implies that a highly multifunctional farm would have a functional distribution close to 25% for each function whereas monofunctional farms would have functional distributions with one function highly dominant proportion.” (Andersen et al., p. 173).
Tramite un'analisi più accurata di questa citazione, è però possibile notare come, affianco all'approccio positivista (l'analisi delle attività e delle caratteristiche riferiti ad ogni funzione, le quali sono interdipendenti tra loro) si rinvenga, seppur implicitamente, anche un approccio normativo, in quanto vengono contrapposte le imprese monofunzionali (ovvero le aziende agricole tradizionali che effettuano interventi mirati solamente ad ottenere il livello massimo di produzione agricola, trascurando le altre funzioni della agricoltura) con le imprese agricole multifunzionali.
Il carattere normativo di questo studio emerge più esplicitamente nelle conclusioni della ricerca, in cui viene fatto notare che:
“[...] the quantitative information on functions (ottenute attraverso questo studio, n.d.l.) may serve as interesting input in concrete policy-making relevant for farm, farm community and local authority level [...]” (Andersen et al., p. 177)
Di conseguenza, la commistione tra approccio positivista e normativo viene confermata anche in questo frangente. Il lavoro di questa tesi, seppur non proponga misure di policy, seguirà le indicazioni di Andersen et al., ovvero si baserà su un approccio positivista, con la convinzione, tipica dell'approccio normativo, che la multifunzionalità dell'agricoltura sia una un fattore fondamentale nel garantire la sostenibilità dei territori rurali. Su questo assunto si basano, peraltro, i primi due capitoli di questa tesi. Un altro punto di riferimento di questa tesi riguarda il bilanciamento delle funzioni. Coerentemente con Andersen et al., anche in questa ricerca non si terrà conto solamente del livello assoluto di sfruttamento delle funzioni dell'agricoltura, bensì un'azienda agrituristica sarà considerata maggiormente funzionale anche tenendo conto del bilanciamento tra funzioni. In altre parole, a parità di sfruttamento totale delle funzioni, un'azienda agricola sarà maggiormente multifunzionale se ogni singola funzione contribuirà nella stessa misura, o in maniera simile, al totale dello sfruttamento funzionale.
Un altro aspetto importante da analizzare per costruire un indice di multifunzionalità adeguato è la remunerazione delle non-commodities attraverso meccanismi di mercato. Adottando l'approccio di Andersen et al. (2013), in presenza di bilanciamento tra le funzioni, più un'impresa agricola esercita attività più è multifunzionale, non tenendo conto del fatto che alcune funzioni, come quella produttiva e quella ricreativa, vengano già remunerate dal mercato. Invece, Knickel et al. (2011) escludono volontariamente quelle attività per le quali esistano idonei meccanismi di mercato:
“the focus is on non-commodities and non-market functions related with farming. Other farmbased activities and non-agricultural outputs that can be marketed have been excluded from construction of the index [...] like for example the supply of quality food.” (pp. 88-89).
L'individuazione delle diverse funzioni attribuibili alla multifunzionalità gioca, quindi, un ruolo fondamentale. Come in Andersen et al. (2013), anche in questo lavoro di tesi la valutazione delle funzioni svolte dagli agriturismi avverrà in termini di pratiche gestionali effettuate dai titolari degli agriturismo (tralasciando il fatto che questi interventi presi singolarmente siano o meno remunerati dal mercato) e di caratteristiche tangibili dell'azienda agricola. Alcune caratteristiche tangibili sono la dimensione in ettari dell'impresa agricola, il numero di capi di bestiame e il numero delle persone che vivono nelle pertinenze aziendali. Le pratiche gestionali interessate nella costruzione dell'indice di multifunzionalità sono tutti gli interventi svolti dal titolare di agriturismo, in termini di agricoltura, ricreazione, tutela dell'ambiente e creazione di opportunità abitative (funzione residenziale).
Una volta decisa la definizione di multifunzionalità e l'approccio da seguire, viene costruito l'indice di multifunzionalità. La figura 4.2 riporta un riassunto del metodo di costruzione degli indici relativi alle singole funzioni utilizzato da Andersen et al. (2013), metodologia che verrà ripresa anche in questo lavoro di tesi.
Figura 4.2: Procedura per la creazione degli indici relativi alle singole funzioni.
Fonte: Andersen et al. (2013)
Secondo la metodologia di Andersen et al. (2013), lo step 1 prevede la selezione delle funzioni di interesse. La scelta delle funzioni di cui tenere conto è determinata dall'unità d'analisi scelta e dall'informazione disponibile (O'Farrel e Anderson, 2010). Analizzando più specificatamente le singole funzioni sfruttabili dall'azienda agricola, oltre alla funzione produttiva, vengono considerate la funzione ricreativa e quella di tutela dell'ambiente (Millennium Ecosystem Assessment, 2005). Andersen et al. (2013) hanno proposto l'introduzione di una funzione residenziale, che quantifichi la capacità del settore agricolo e dei suoi operatori di creare nuove opportunità abitative e/o migliorare le stesse. Inoltre, è possibile scomporre la funzione ricreativa in un ulteriore funzione culturale, definita come la capacità di mantenere le tradizioni e la cultura locali, benche´ quest'ultima funzione possa essere utile per uno studio riguardante la multifunzionalità generata da un intero territorio, e non da una singola impresa. In questo lavoro di tesi, coerentemente con lo studio di Andersen et al. (2013), siccome l'unità di riferimento è la singola impresa agricola, è stato deciso di utilizzare le seguenti funzioni: produttiva, residenziale, di tutela dell'ambiente e ricreativa.
Lo step 2 prevede che, dai questionari somministrati, sia possibile estrapolare gli indicatori relativi alle caratteristiche ed alle attività aziendali, ed assegnarli ad ogni singola funzione. Le tabelle 4.12 e 4.13 riassumono tutti gli indicatori utilizzati per costruire gli indici di funzione. In particolare, gli indicatori relativi alle pratiche gestionali e alle caratteristiche aziendali (tabella 4.12) sono stati presi da Andersen et al., mentre quelli motivazionali (tabella 4.13) sono tratti per la maggior parte da Knickel et al. (2011).
Tabella 4.12: Indicatori relativi alle caratteristiche e alle pratiche gestionali, suddivisi in base alla funzione a cui sono riferiti.
Nota: L'orizzonte di tempo a cui sono riferite alcune domande è dal 2009 (o data più recente nel caso l'agriturismo sia stato aperto successivamente) in poi, per esempio la domanda riferita all'indicatore “Nuovi edifici produttivi” recita così: “Dal 2009 in poi ha costruito nuove strutture per le attività produttive dell'azienda agricola?”.
Fonte: Elaborazione personale, alcuni punteggi relativi ai singoli indicatori sono stati decisi attraverso una rielaborazione di quelli proposti da Andersen et al. (2013).
Tabella 4.13: Domande motivazionali relative ai motivi che hanno portato all'apertura dell'agriturismo e agli effetti relativi alle attività dell'agriturismo e degli interventi effettuati. Le domande sono suddivise in base alla funzione a cui sono si riferiscono.
Nota: Il questionario, insieme alla domanda, presenta le possibili risposte attraverso una scala Likert. Le possibili risposte (e tra parantesi i relativi punteggi) erano: “Per niente d'accordo” (0), “Poco d'accordo” (0.25), “Abbastanza d'accordo” (0.5), “Molto d'accordo” (0.75), “Pienamente d'accordo” (1).
Fonte: elaborazione personale
A questo punto, ovvero lo step 3, emerge una delle maggiori criticità nella costruzione dell'indice di multifunzionalità in quanto, prima di calcolare gli indici delle singole funzioni, è necessario attribuire un peso ad ogni indicatore. L'approccio migliore secondo la gran parte della letteratura recente in tema di valutazione della multifunzionalità (Andersen et al., 2013; Carmona-Torres et al., 2014; Schindler et al., 2014) è quello expert based, come descritto nel paragrafo 4.1. Dati i vincoli di tempo e di risorse, in questo lavoro di tesi per l'attribuzione dei pesi viene utilizzata innanzitutto la letteratura esistente. In particolare, per la quasi totalità dei punteggi relativi ai singoli indicatori gestionali (tabella 4.12), ci si è affidati allo studio di Andersen et al. (2013). Seppur non vengano utilizzati gli stessi punteggi in termini numerici, sono state rispettate le proporzioni dei punteggi riferiti alle risposte del questionario. Di conseguenza, vengono accettati implicitamente i pesi attribuiti dal panel di esperti interpellati da Andersen et al. (2013). A titolo esemplificativo, si tenga in considerazione l'indicatore “Cambiamento, da pascolo/incolto o entrambi in rotazione” in tabella 4.4. I punteggi attribuiti in questa tesi sono “0” per nessun cambiamento, “0.5” se si passa da pascolo a rotazione, “1” se si passa da incolto a rotazione e 1.5 per entrambi in rotazione. Nello studio di Andersen et al. (2013), i punteggi sono “0” per nessun cambiamento, “5” passando da pascolo a rotazione, “10” passando da incolto a rotazione ed infine “15” passando da entrambi in rotazione.
Per quanto riguarda i punteggi relativi agli indicatori motivazionali (tabella 4.13), il punteggio (e quindi il peso implicito) è stato deciso dall'autore di questa tesi, su consiglio del docente relatore. Nel paragrafo 4.2.6, questi ultimi indicatori verranno sottoposti ad un'analisi di sensitività, al fine di verificare che le motivazioni espresse dai titolari degli agriturismi siano coerenti con gli interventi gestionali effettivamente implementati.
Inoltre, al fine di migliorare la comprensibilità delle domande del questionario, è stato interpellato il direttore del Consorzio Agrituristico Mantovano, Marco Boschetti.
Il quarto ed ultimo step prevede che, una volta attribuito un peso e, quindi, calcolati gli indicatori, essi vengano sommati formando l'indice relativo alle singole funzioni come segue:
Fonte: Andersen et al. (2013)
dove In rappresenta l'insieme degli indicatori relativi alla n-esima funzione, con n=1,2,3,4. In seguito, attraverso la somma dei quattro indici di funzione, viene creato l'indice di multifunzionalità (MFI). Questo indice di multifunzionalità può essere espresso riprendendo Andersen et al. (2013):
Fonte: Andersen et al. (2013)
in cui viene semplicemente calcolata la sommatoria degli indici ottenuti grazie all'equazione (1). Hooper e Vitousek (1998) propongono una forma leggermente più complicata, benche´ utile ai fini esplicativi:
Fonte: Andersen et al. (2013)
dove F è il numero di funzioni considerate, fi è il valore attribuito alla funzione i-esima, ri è l'eventuale trasformazione nel caso in cui valori negativi (tuttavia assenti in questo la-
voro di tesi) indichino alti livelli della funzione e g è la trasformazione che permette di standardizzare i valori delle singole funzioni. L'applicazione di questa tecnica prevede la
standardizzazione dei valori riferibili alle singole funzioni, in modo da essere in grado di avere la stessa scala valoriale. In particolare, in questo lavoro di tesi è stato utilizzato un metodo molto simile al (2) esposto nella nota 16. Tuttavia, è stato preso come riferimento non il valore massimo ottenuto dal campione, bensì il valore massimo possibile.
Come in Andersen et al. (2013), anche in questa ricerca i valori relativi alle singole funzioni (equazione (1)) vengono normalizzati attraverso un range di valori che va da 0 a 100, in ordine crescente di sfruttamento della funzione. Essendo quattro le funzioni tenute in considerazione, la sommatoria delle quattro funzioni (equazione (2) o (3)) può quindi spaziare da 0 a 400.
Come ricordato all'inizio di questo paragrafo discutendo dei differenti approcci alla multifunzionalità, Andersen et al. (2013) considerano la multifunzionalità non come somma dello sfruttamento delle singole funzioni (calcolate attraverso l'indice di multifunzionalità dell'equazione (2) e (3)). Essi considerano come maggiormente multifunzionali quelle imprese agricole che si avvicinano ad una situazione in cui le funzioni considerate sono sfruttate in maniera bilanciata tra loro. In altre parole, siccome in questa ricerca le funzioni considerate sono quattro, la situazione di maggior bilanciamento sarà quella in cui ognuna delle quattro funzioni contribuisce per 1/4 alla sommatoria delle quattro funzioni (equazioni (2) e (3)). Per ottenere questo indice di multifunzionalità bilanciato (MFI bilanciato), è necessario calcolare la sommatoria delle deviazioni dalla situazione bilanciata per ogni funzione come segue:
Fonte: Andersen et al. (2013)
Le deviazioni D possono assumere valori da 0 a 1. Più l'indicatore D si avvicina a 1, più l'indice di multifunzionalità MFI è sbilanciato verso alcune funzioni. Una volta ottenuta la sommatoria delle deviazioni riferite ad ogni singola funzione, è possibile ottenere l'indice di multifunzionalità che esprime il bilanciamento delle funzioni (MFI bilanciato).
Fonte: Andersen et al. (2013)
Questo indice può quindi assumere valori da 0 a 1, in ordine crescente di bilanciamento funzionale. Maggiore saranno le deviazioni D, minore sarà l'indice di multifunzionalità bilanciato.
Tuttavia, nella ricerca oggetto di questa tesi ho apportato alcune modificazioni. In particolare, durante la procedura di costruzione degli indici di multifunzionalità per ogni agriturismo, ho notato che questo metodo era soggetto ad un paradosso. Infatti, a parità di ogni altra condizione, due agriturismi avrebbero potuto avere lo stesso indice di multifunzionalità bilanciato, pur ottenendo una sommatoria delle funzioni (equazioni (2) o (3)) totalmente differenti. A titolo esplicativo propongo un esempio fittizio riportato nella tabella 4.14.
Tabella 4.14: Esempio fittizio di due agriturismi con differente somma nello sfruttamento delle funzioni e stesso indice di multifunzionalità.
Fonte: Andersen et al. (2013)
Fonte: elaborazione personale
L'agriturismo x ha totalizzato un punteggio di 10/100 per ognuna delle quattro funzioni, di conseguenza, col metodo di Andersen et al. (2013), la sommatoria delle quattro funzioni darà un punteggio di 40, mentre l'indice di multifunzionalità bilanciato sarà massimo, ovvero di 1, essendo in una situazione di perfetto bilanciamento, dato che ogni funzione ha lo stesso punteggio. Mentre l'agriturismo xy ha totalizzato un punteggio per ognuna delle quattro funzioni di 50/100, ottenendo così una sommatoria delle quattro funzioni di 200. Anche in questo caso l'indice di multifunzionalità bilanciato è pari a 1, benche´ la situazione relativa ai due agriturismi sia totalmente differente. Il primo agriturismo, infatti, a differenza del secondo, sarà caratterizzato, per esempio, da un basso livello di produzione e commercializzazione (funzione produttiva), pochi interventi per la creazione/miglioramento di opportunità abitative (funzione residenziale), limitati interventi per quanto riguarda la tutela dell'ambiente (funzione ambientale) ed una scarsa offerta ricreativa (funzione ricreativa).
Per ovviare a questo paradosso, nel mio lavoro di tesi propongo un indice di multifunzionalità così modificato:
Fonte: Andersen et al. (2013)
Questa forma di indice di multifunzionalità tiene conto, allo stesso tempo, sia della totalità degli interventi (sommatoria degli indici relativi alle singole funzioni, indice MFI), sia del bilanciamento tra le funzioni stesse (MFI bilanciato). Come l'indice MFI descritto nelle equazioni (2) e (3), anche il MFI (modificato) potrà assumere valori che vanno da 0 (nel caso l'azienda agricola sia monofunzionale) a 400.